L'onore perduto di Katharine Blum by Heinrich Boll

L'onore perduto di Katharine Blum by Heinrich Boll

autore:Heinrich Boll
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 1979-03-15T00:00:00+00:00


34.

Qui dovremmo costatare che il primo ristagno è quasi smaltito, che ormai dal venerdì siamo arrivati al sabato. Faremo di tutto per evitare altri ingorghi o anche solo un aumento superfluo delle acque.

Ma evitarli del tutto temiamo che sia impossibile.

Forse è abbastanza rivelatore che Katharina Blum, dopo gl’interrogatorii finali del venerdì pomeriggio, abbia pregato Else Woltersheim e Konrad Beiters di portarla in macchina a casa sua e per favore, per favore - di accompagnarla su. Disse che aveva paura, perché quel giovedì notte, poco dopo aver parlato al telefono con Götten (chiunque fosse estraneo alla faccenda avrebbe dovuto riconoscere l’innocenza di lei dal fatto ch’essa parlava apertamente, anche se non durante l’interrogatorio, dei suoi contatti telefonici con Götten!), le era accaduta una cosa davvero orrenda.

Poco dopo aver parlato con Götten, aveva appena posato il ricevitore quando il telefono si era di nuovo messo a squillare. Lei, nella «selvaggia speranza» che fosse di nuovo Götten, aveva staccato subito il ricevitore, ma all’apparecchio non c’era Götten bensì una voce maschile «spaventosamente sommessa» che, «quasi bisbigliando», le aveva detto un sacco di «bassezze», cose molto brutte, e il più brutto era che quel tizio si era detto un coinquilino e le aveva chiesto perché mai, se ci teneva tanto alle tenerezze, le andava a cercare così lontano: lui era lì pronto, e ben disposto a offrirle tutte le tenerezze immaginabili. Si, era a causa di quella telefonata che quella notte stessa essa era andata da Else. Aveva paura, persino paura del telefono, e poiché Götten aveva il numero telefonico di lei, ma lei non aveva quello di Götten, Katharina continuava a sperare in una telefonata, ma al tempo stesso aveva timore del telefono.

Be’, non vogliamo nascondere che l’aspettavano ancora altri spaventi. Per prima cosa: la sua cassetta delle lettere, che finora aveva avuto una parte assai scarsa nella sua vita e dove essa aveva quasi sempre lanciato uno sguardo «perché si usa fare», ma senza successo. Ebbene, quel venerdì mattina traboccava addirittura, e non certo per la soddisfazione di Katharina. Infatti, benché Else W. e Beiters facessero di tutto per intercettare lettere e stampe, Katharina non si lasciò confondere e, si presume nella speranza di trovarvi un segno di vita del suo caro Ludwig, passò in rassegna tutto ciò che le aveva portato il postino - complessivamente una ventina tra lettere e stampati -, evidentemente senza trovare nulla di Ludwig, e infilò tutta quella roba nella borsa. Già la salita in ascensore fu un tormento, perché con lei salivano altri due coinquilini. Un signore (dobbiamo dirlo, per quanto suoni incredibile) mascherato da sceicco, che nel palese e tormentoso intento di tenersi lontano, si appiattava in un angolo, ma che per fortuna scese già al quarto piano, e una signora (sembra una pazzia, ma quello che è vero è vero) travestita da andalusa la quale, con una maschera in faccia, non si scostò affatto da Katharina, ma le rimase piantata accanto, vicinissima, scrutandola sfacciata e curiosa con «due occhi color nocciola duri e insolenti». E costei salì oltre l’ottavo piano.



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